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Le Malghe del Baldo

Inquadramento geografico

Posto all’estremità occidentale delle Prealpi Venete, il Monte Baldo è costituito da una dorsale che si allunga parallela al Lago di Garda per quasi 40 km, tra la fascia tettonica benacense ad occidente e la Val d’Adige ad oriente e tra la piana di Caprino a meridione e la Valle di Loppio a settentrione. Copre una superficie di circa 400 kmq, per un’altezza che va dai 65m delle sponde del lago ai 2218m di cima Valdritta.

Il versante orientale è interrotto a metà dalla così detta sinclinale di Ferrara di Monte Baldo, che forma una sorta di altipiano, mentre quello occidentale, scende ripido verso il lago, interrotto solo dagli stretti pianori di Prada, S. Zeno di Montagna e Albisano.

A scapito dell’origine del proprio nome (vald in tedesco significa foresta), il Monte Baldo con i suoi 3.800 Ha di pascolo, rappresenta la terza maggior realtà alpicolturale del Veneto, dopo Lessinia e Altopiano dei 7 Comuni.

La vita e l’economia delle genti del Baldo sono sempre state strettamente legate all’attività di alpeggio, ne è testimonianza l’elevato n. di malghe, 52 tra pubbliche e private, presenti sul territorio.

L’art. 10 della L.R. 11/2001 incarica l’Unione Montana di provvedere alla consegna primaverile e alla riconsegna autunnale delle malghe pubbliche, intese come l’insieme dei fabbricati, dei pascoli e dei boschi e di predisporre i disciplinari contenenti le indicazioni necessarie alla salvaguardia dei prati e dei pascoli.

L’Unione Montana del Baldo pertanto si occupa di fornire indicazioni gestionali a 19 malghe di proprietà comunale e precisamente:

Comune di Caprino

Malga Bergol

Malga Basiana

Malga Valfredda Crocetta

Malga Valfredda di Dentro

Malga Colonei di Caprino

Malga Colonei di Pesina

Malga Colalunga

Malga Valdabin

Malga Zilon

Comune di Ferrara di Monte Baldo

Malga Novezza

Malga Novezzina

Malga Prazzagano

Comune di Brentino Belluno

Malga Cerbiolo

Comune di Brenzone

Malga Brione, Zovello, Valloare, Trovaj

Malga Buse, Malmaor

Malga Valvaccara

Malga Pralongo

Comune di Malcesine

Malga Tratto Spino di Sotto

Malga Colma zocchi di Sopra e Tratto Spino di Sopra

Malga Colma Zocchi di Sotto

A causa del progressivo spopolamento della montagna e delle mutate condizioni economiche anche a livello di mercato (prezzo del latte), i pascoli del Baldo, negli ultimi 50 anni, si sono notevolmente ridotti.

Infatti l’abbandono di certi alpeggi come quelli a quote basse o difficilmente accessibili, ha comportato l’avanzata del bosco e in certi casi, alla perdita totale della malga.

L’Unione Montana del Baldo, in collaborazione con i Comuni e con gli stessi malghesi sta operando in modo che l’alpeggio sia gestito sotto molteplici finalità, ossia economiche, ambientali, paesaggistiche e turistiche.

Sul territorio del Baldo, ultimamente, le vacche di razza Frisona, selezionate per un’elevata produzione di latte, stanno lasciando spazio da un lato a vacche da carne come le Aubrac, le Limousine e le Charolaise, dall’altro a vacche da latte più rustiche come la Bruna Alpina e la Pezzata Rossa. Solo tre sono le malghe pascolate con pecore (Malmaor, Cerbiolo, Novezza).

Dei Baiti (ricordo che la malga è il complesso territoriale formato da pascoli, prati, boschi ed edifici) vanno evidenziati due aspetti fondamentali: l’architettura semplice e al tempo stesso molto razionale e i materiali utilizzati. Gli edifici, come pure i muretti e le “casare”, venivano infatti costruiti con materiale calcareo raccolto sul posto così da risultare armonicamente inseriti nel contesto del paesaggio.

Le caratteristiche “vele”, come vengono definiti i baiti montebaldensi, nascono nel settecento e seguono una precisa modalità di costruzione. Gli edifici sono su di un poggio, in posizione normale al pendio, in zona ben ventilata. La struttura è composta di due stanze: il “logo del fogo” dove si trova il camino in cui veniva lavorato il latte e che fungeva da ricovero del malghese essendo riscaldato ed il “logo del late”, di forma semicircolare e posto verso valle. La funzione di questa stanza era infatti quella di mettere a riposare il latte appena munto in recipienti chiamati “mastele”, per favorire l’affioramento del grasso. La forma semicircolare, unita alla presenza di finestrelle a feritoia favoriva l’ingresso di una maggior quantità d’aria evitando la troppa luce che avrebbe irrancidito il latte.

Dagli anni sessanta in poi si è assistito ad un progressivo abbandono di questi baiti ed ultimamente, a causa anche delle rigide norme sulla lavorazione del latte, non viene più prodotto formaggio in malga. Tuttavia l’interesse dimostrato anche dal mercato per i prodotti tipici e le produzioni di “nicchia” fa ben sperare in una ripresa delle vecchie tradizioni casearie del Baldo.